Articolo del blog
media

Tamponi fai da te, come farli correttamente

Negli ultimi anni, i tamponi fai da te sono diventati sempre più utilizzati. Quello che un tempo era uno strumento riservato a medici e laboratori, oggi è accessibile a tutti e la possibilità di monitorare la propria salute in modo autonomo, in pochi minuti e con risultati affidabili, ha rivoluzionato il nostro approccio a febbre, sintomi influenzali o sospetti contagi.

Tuttavia, nonostante la loro diffusione, non sempre vengono utilizzati correttamente, perché anche se eseguire un tampone rapido a casa può sembrare un'operazione semplice, in realtà richiede precisione, igiene e attenzione per evitare errori che potrebbero compromettere l'affidabilità del risultato. Vediamo come farli nel modo corretto.

Tampone fai da te: come si fa

Il primo passo è avere ben presente che un tampone fai da te, sebbene progettato per l'uso domestico, è comunque un test diagnostico e questo significa che deve essere eseguito seguendo le istruzioni e prestando attenzione a ogni passaggio. Ogni confezione contiene un kit con tampone, reagente e dispositivo di analisi: tre semplici elementi che, se utilizzati correttamente, possono fornire una risposta chiara e affidabile. È fondamentale iniziare sempre con mani pulite, lavate con acqua e sapone per almeno venti secondi, e su una superficie igienizzata dove posizionare tutto il materiale. Aprire la confezione solo al momento dell'uso aiuta a prevenire contaminazioni e mantiene il test sterile. Il momento cruciale arriva quando si inserisce il tampone nella narice e qui è dove spesso si commettono errori: se si va troppo in superficie, il campione sarà insufficiente, se si va troppo in profondità, si rischia fastidio o irritazione. La chiave è seguire l'inclinazione e la profondità indicate nel foglietto illustrativo, ruotando delicatamente lo stick per alcuni secondi per raccogliere il muco necessario e ripetere l’operazione in entrambe le narici assicura di ottenere un campione più completo.

Una volta raccolto il campione, il tampone deve essere immerso nel reagente per permettere l’estrazione del materiale virale o batterico. Agitarlo bene, premendo leggermente le pareti della provetta, assicura che il campione si mescoli in modo uniforme. Successivamente, si versa il liquido nel pozzetto del dispositivo di analisi e si attende il tempo indicato, che di solito varia tra i dieci e i quindici minuti. È fondamentale rispettare questo intervallo, poiché leggere il risultato troppo presto o troppo tardi può portare a interpretazioni errate e solo quando il tempo è scaduto si può controllare il responso, osservando le linee che compaiono sulla striscia reattiva.

Una sola linea nella zona di controllo, solitamente indica un test negativo, mentre due linee, anche se una è più chiara, segnalano la presenza del virus o batterio cercato, ma se non compare alcuna linea nella zona di controllo, il test non è valido e deve essere ripetuto.

Infine, c’è poi un altro aspetto spesso trascurato: la gestione del test dopo l’uso. Tutti i materiali devono essere smaltiti correttamente, seguendo le indicazioni del produttore o le linee guida sanitarie locali. Non dovrebbero mai essere gettati nei rifiuti indifferenziati senza una protezione adeguata, ed è importante sigillarli in un sacchetto chiuso, proprio come si fa con i dispositivi medici.

Fare un tampone rapido non sostituisce il parere di un medico, ma è uno strumento prezioso per monitorare la propria salute. Consente di agire in modo tempestivo e prevenire contagi in modo consapevole, tuttavia, se il risultato è positivo, è fondamentale confermarlo con un test effettuato da personale sanitario, poiché i tamponi fai da te, per quanto affidabili, possono avere un margine d’errore.